Se su un motore di ricerca qualsiasi si cerca la parola #foibe, una delle prime e più diffuse foto che appare è questa. Sono numerosi, infatti, gli articoli, le interviste e gli approfondimenti vari che usano questa fotografia per il giorno del ricordo. Peccato che questa fotografia rappresenti esattamente il contrario di quello che si immagini.
La foto si trova nella raccolta fotografica del Museo nazionale di storia contemporanea a Lubiana in Slovenia e, in realtà, rappresenta soldati italiani che fucilano cinque abitanti del villaggio di Dane, nella Slovenia meridionale. É il luglio del 1942. E si conoscono anche i nomi dei fucilati: ranc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec.
Nonostante le numerosi informazioni, però, in Italia è prevalsa un'interpretazione sbagliata e sostanzialmente capovolta di questa foto, che è diventata la foto per eccellenza di articoli sulle foibe e sulle vittime italiane degli jugoslavi titini.
Come si è arrivati a tutto ciò? Come può un reperto storico capovolgere il proprio significato? Succede quando si parla di memoria condivisa senza basarsi sui dati della ricerca storica.
Ogni 10 febbraio l'informazione italiana ricorda e celebra, in sostanza, una storia parziale e distorta del nostro confine orientale, spesso basandosi su dati falsi o manipolati e condizionata da omissioni e censure, perpetrando la classica immagine degli italiani brava gente e caratterizzandosi dal solito vittimismo nazionalista.
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